i CUCHI
I cuchi sono strumenti popolari a fiato, fischietti di terracotta che hanno origini lontanissime; così lontane nel tempo che per indicare una cosa o una persona vecchia è nato il modo di dire “vecio come el cuco”.
Tracce dell’esistenza dei cuchi si trovano nella preistoria, nell’età del bronzo, durante i fasti del mondo greco e così via fino ad oggi. L’interesse a questi strumenti a fiato si è sviluppato a fine Ottocento e si è accentuato negli ultimi venti anni.
I cuchi nel corso dei secoli sono stati costruiti per tanti scopi diversi: per imitare gli uccelli, per segnare il trapasso dalla vita alla morte, per allontanare gli spiriti cattivi, per riti scaramantici, per allontanare i predatori dalle coltivazioni da parte dei contadini, per gioco dai bambini, come pegno amoroso.
In Italia la cultura dei fischietti ha i suoi centri in Puglia, in Basilicata, in Umbria, in Abruzzo, in Toscana, in Lazio, in Emilia Romagna, ma soprattutto in Veneto.
Nel Veneto sono stati e sono tuttora importanti i cuchi delle Nove; questi fischietti all’inizio erano piccoli e raffiguravano uccelli, in particolare dei galli.
Un tempo, i piccoli “cucchi” delle Nove emigravano verso le città ed i paesi, nel Veneto e altrove, verso le sagre e le feste popolari quando suonava “l’appello della primavera”, come simbolo del risveglio della natura e delle speranze dell’uomo.
Furono il divertimento delle genti semplici e dei bambini, il pretesto per proverbiali, e, qualche volta, pesanti motti di spirito. Il “cucco” tradizionale (quello “del soldato”) è apparso in epoca napoleonica: l’ornamento a carattere popolaresco steso a pennellate di vivaci colori e la forma di esso(e di altri più semplici) si ripetono fino ai giorni nostri.